Intervista ad Antonio Parente

Intervista ad Antonio Parente

settembre 23, 2020 0 Di Cinema in viaggio
“In Puglia tutto è possibile”
così il regista americano Abel Ferrara descriveva l’esperienza cinematografica in Puglia. L’approccio rivoluzionario e competitivo che l’Apulia Film Commission, di cui Antonio Parente è direttore, ha avuto nel corso di oltre dieci anni di lavoro nel settore dell’audiovisivo, ha infatti reso la Puglia un baluardo nel panorama cinematografico nazionale e internazionale.
Uno dei vostri più recenti progetti è l’Apulia Film House, visitabile a Bari dal 14 settembre, un vero e proprio museo del cinema nonché luogo d’incontro e sperimentazione per i professionisti del settore. Come nasce l’idea di un’Apulia Film House e come si inserisce nell’attuale panorama audiovisivo?
L’ Apulia Film House ha un’importante sezione espositiva sul cinema, come alcuni ologrammi su Méliès e il cinema delle origini, fungendo in questo caso da retrospettive sulla nascita del cinema. Il progetto però non ha funzione solo espositiva ma l’idea è stata quella di realizzare un cross tra le classiche attività di supporto all’industria audiovisiva e la parte museale dedicata ai mestieri del cinema e alle attività dell’Apulia Film Commission. È un luogo in cui la Film Commission sviluppa anche tecnicamente e tecnologicamente delle relazioni con le imprese private, considerando che è anche sede del Polo produttivo del Digitale Pugliese, ovvero l’agglomerato di imprese private che intendono lavorare con la post-produzione, l’animazione, il gaming e il work fakes ovvero i virtual effect cinematografici, cercando quindi di creare una cerniera tra il cinema più contemporaneo e quello più classico che decide di girare in Puglia, sia per gli incentivi che per la pluralità paesaggista locale che permette di ricreare set molto diversificati tra loro che vanno dal noir alla cosiddetta “cartolina”. Questa voglia di conciliare il paesaggio naturale pugliese con l’aspetto più tecnologico
del cinema, ci ha portato a riconvertire il bellissimo immobile del Palazzo del Mezzogiorno, luogo storico per il Sud Italia, in un think tank cinematografico, con una parte sia produttiva e lavorativa, una parte più espositiva che riguarda un’arena da 250 posti e una sala che a breve sarà resa attiva,. Oltre a tutta una serie di installazioni e di exhibit con opere che hanno a che fare con la manifattura del cinema e la scenografia (come ad esempio la Bocca del Pescecane presa dal Pinocchio di Matteo Garrone). Per noi è un luogo strategico, è la summa di tutto il lavoro che l’Apulia Film Commission ha fatto negli ultimi dodici anni.
Sempre più produzioni cinematografiche, sia nazionali che internazionali, decidono infatti di
investire e girare i loro film in Puglia. Si tratta di una strategia ben definita, nulla viene per caso, non solo per capacità dell’Apulia Film Commission e della Regione, ma anche per i tantissimi professionisti, sia attori che tecnici, che
hanno trovato in Puglia una casa con standard di altissima qualità.
Può ritenersi pertanto ottimista per l’emergere di nuove e giovani maestranze artistiche?
Assolutamente si, la formazione è importante, ma questa deve essere coniugata con le cosiddette esperienze di campo. Il cinema non lo si può insegnare, è sì necessario avere degli studi di base, ma l’elemento necessario è l’esperienza, non si può diventare un grande direttore della fotografia senza gavetta. Il cinema è un’attività artistica e produttiva importante e necessita di abnegazione, talento e tantissima esperienza. Questo non è un mestiere da laboratorio.
Come si è evoluto il cinema pugliese, e di riflesso quello nazionale, in questi anni? E come è
intervenuta in merito l’Apulia Film Commission?
Ci siamo sempre confrontati con i modelli internazionali di sviluppo dell’audiovisivo e del cinema. La nostra è una presenza importante in quanto diamo una mano a tutta la filiera industriale audiovisiva (formativa, produttiva, distributiva), rapportandoci con le esperienze internazionali più competitive e creando un dialogo con tutti, dal piccolissimo produttore a Netflix, dal piccolo lavoratore di postproduzione ad Amazon. Il nostro è un approccio democratico in cui cerchiamo di essere essenziali per tutti i nostri interlocutori. È fondamentale creare un’industria del cinema che permetta di attrarre artisti volenterosi di sperimentare, anziché farli scappare come in altre parti del
Mezzogiorno.
Lo scorso 30 agosto si è concluso il Bif&st, dopo essere stato rimandato da marzo ad agosto 2020 a causa dell’emergenza Covid. Come il Covid ha cambiato il modo di fare cinema e organizzareeventi culturali? Potrebbe mutare per sempre l’approccio al settore?
Gli effetti economici che la pandemia ha avuto sul settore sono stati devastanti. In una situazione del genere il Covid è diventato una sorta di Covid management, ovvero un elemento essenziale con cui misurarsi dal punto di vista dei testi, degli eventi e dell’organizzazione del lavoro. La convivenza col virus è stata quindi molto gravosa da un punto di economico, basti pensare alle spese per tutelare la salute dei lavoratori e degli spettatori, ma ritengo che tutto ciò possa anche comportare una crescita da un punto di vista del sistema della prevenzione e protezione del lavoro in generale. Ci si dovrà sempre rapportare al Covid o ad altre pandemie che metteranno in crisi gli standard di sicurezza, ed è pertanto importante anche in futuro mettere al primo posto questi standard. Il massimo rispetto di questi standard di sicurezza ci ha portato a realizzare il nostro evento senza problemi, d’altronde ciò è stato uno dei punti principali nel confronto avvenuto fra gli organizzatori di grandi manifestazioni, come la Mostra del Cinema di Venezia, per poter ripartire dopo il lockdown.
Tra i vostri progetti di quest’estate vi è il Magic CineBus , una sorta di cinema itinerante su quattro ruote dedicato ai bambini e alle loro famiglie. Questo progetto rientra in una logica di soddisfare le esigenze di un pubblico più ampio o è mirato all’educazione dei più piccoli al cinema?
È un progetto che vede la collaborazione di tutti i comuni soci della Fondazione Apulia Film Commission (di cui la Regione Puglia è socia di maggioranza), circa 50 comuni pugliesi con cui la Fondazione solitamente collabora per degli eventi estivi. Quest’anno in collaborazione con Disney, Fandango e Congedo Editore, è stato realizzato un cinebus con la proiezione di Trulli Tales, un cartoon che è l’esempio di uno dei traguardi più alti che la Puglia ha raggiunto nell’ambito dell’animazione. Venduto ad oltre 180 Paesi ha avuto un successo incredibile, permettendo ai più piccoli di avere un momento di svago durante un’estate sicuramente diversa dalle altre. Magic CineBus è infatti un abbraccio virtuale che la Film Commission vuole dare non solo ai suoi comuni soci, ma in particolar modo ai bambini che, più di tutti, hanno sofferto per questo nuovo stile di vita.
Il festival del cinema di Berlino ha recentemente eliminato i premi per la miglior attrice protagonista e il miglior attore protagonista, istituendo un nuovo premio più generico per “la migliore interpretazione”. Secondo Lei è un segnale per una maggiore sensibilità nelle questioni di genere nel cinema o, al contrario, è un uso zelante di political correct che potrebbe paradossalmente inficiare la libertà e creatività in ambito cinematografico?
Bisogna essere intellettualmente onesti, oggettivamente la conservazione nel cinema esiste soprattutto nei premi, vi è infatti una lunghissima tradizione di premi distribuiti in base alla diversità di genere. Personalmente non ho una posizione definita, non è un problema che credo esista, sono d’accordo che una grande interpretazione è tale a prescindere dal genere, l’importante è che il cinema sia esso stesso uno strumento di liberazione per quello che racconta e per quello che può decostruire, per quello che può dare alle questioni di genere e al razzismo in quanto specchio dell’umanità, non è un caso che molti cineasti, appartenenti alle avanguardie culturali, siano perseguitati in giro per il mondo. Il cinema è un’arte in cui c’è un grandissimo lavoro dietro, da parte di tutti, dall’addestratore di animali allo stuntman, credo che debba essere più premiato il mestiere e la capacità di affermarsi a prescindere dal genere, su questo sì sono d’accoro. Sono però contrario alle polemiche sterili poiché non credo che, ora come ora, sia una priorità decostruire premi esistenti.
Progetti futuri per l’Apulia Film Commission?
Abbiamo tantissimi bandi attivi che si chiuderanno a breve, come i risultati del Film Found che ci vede protagonista per  la prima volta in Europa, in quanto una Film Commision che eroga direttamente aiuti di Stato di questi tempi difficili è importantissimo. Porteremo inoltre a compimento sia le procedure del Social Film Found il nostro fondo di natura narrativa social, che l’insieme di bandi dedicati alle produzioni innovative che si chiama Puglia Short and Digital Found. A breve ci saranno anche i risultati del Development Film Found , con cui cerchiamo di aiutare i professionisti e le imprese del nostro settore. Ci aspetta oltretutto una lunga stagione di set legati a queste innovazioni tecnologiche come il virtual e il VSX che porteranno a grandi novità tra fine 2020 e inizio 2021, oltre che numerose attività su tutto il territorio.
Non avete mai pensato di investire in ambito seriale in stile americano?
Assolutamente si, stiamo già ospitando tre serie tv in questo periodo. Ovviamente non produciamo direttamente noi prodotti così grandi, ma aiutiamo le aziende private a farlo, i grandi player sono nostri partner e abbiamo perciò delle serie che stanno girando in questo momento in Puglia e che finiranno nei grandi network internazionali. Al momento però non posso sbilanciarmi.
Ha consigli infine da dare ai giovani che vogliono approcciarsi al mondo del cinema, anche da un punto di vista imprenditoriale?
Il cinema e l’entertainment sono settori che nonostante la crisi derivata dal Covid hanno avuto dei margini in termini di utili, perché tantissimo prodotto filmico è stato consumato sulle piatteforme durante il lockdown, con il rischio che la domanda superasse l’offerta, adesso però le sale stanno riaprendo, i distributori stanno ricominciando a lavorare, le piattaforme si sono moltiplicate. Conseguentemente il numero di spettatori è aumentato, questo grazie ai nuovi device e alle nuove tecnologie che hanno ormai reso globale l’accesso all’audiovisivo, pensiamo ai Paesi in via di sviluppo e a quanto hanno prodotto per esempio in questo periodo. E’ un settore che è tutto tranne che morto, anzi è un settore che si sta evolvendo come dimostra per esempio l’ibridazione col gaming e proprio in questo ambito l’ Apulia Film House
sta cercando di fare un grande lavoro. L’obiettivo è mostrare come il videogame possa sfociare nell’animazione e, viceversa, come l’animazione possa trasformarsi in un percorso interattivo, dimostrando che l’Europa e l’Italia con la
loro grande tradizione narrativa-fotografica possano essere competitive sul mercato internazionale.
L’importante ora è uscire dalla crisi dovuta dalla pandemia.
Ivanna Lilla Parco